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La posizione geografica dell’Afghanistan sulla scacchiera eurasiatica

La collocazione dell’Afghanistan ha sempre avuto un particolare significato.

Questa Nazione priva di sbocchi sul mare si trova esattamente in una posizione mediana all’incrocio tra Asia centrale, subcontinente indiano e Medio Oriente. Il Paese è importante per diverse ragioni geo-strategiche ed economiche.

Per prima cosa, l’Afghanistan costituisce uno snodo geo-strategico che va a lambire l’Iran, la ex Unione Sovietica e la Cina, rendendolo parecchio appetibile. Nel corso della sua intera storia quest’area geografica è servita da cuscinetto tra Iran, India e Cina. Più tardi, dopo essersi reso indipendente dall’Iran, l’Afghanistan ha rivestito la stessa funzione tra l’Iran, la Russia (e poi l’URSS) e l’India, a quel tempo ancora sottoposta al dominio coloniale britannico, successivamente divisa tra Repubblica dell’India e Pakistan. L’Afghanistan è il luogo ideale per inserire un cuneo tra le grandi potenze eurasiatiche e per stabilire una presenza militare permanente da cui lanciare future operazioni in tutto il continente.

In secondo luogo, esso rappresenta la porta di ingresso ai Paesi dell’Asia centrale ricchi di materie prime, che permette di bypassare i territori dell’Iran, della Federazione russa e della Cina. Ciò costituisce un fattore di notevole importanza poiché consente a forze extra-regionali come Stati Uniti o Gran Bretagna di usare questo Paese allo scopo di aggirare tali potenze rivali della regione. Per anni uno dei progetti più importanti per Washington e le sue corporation è stato un corridoio energetico che passasse in territorio pakistano e afgano, partendo dai campi petroliferi e dalle riserve di gas naturale dell’Asia centrale.

Le missioni di combattimento della NATO si sono concentrate in gran parte nel sudovest e nel nord-ovest dell’Afghanistan, proprio dove era stato progettato il percorso di una pipeline strategica che trasportasse petrolio e gas naturale dall’Asia centrale fino all’Oceano Indiano. Prima dell’11 settembre 2001 Washington era stata coinvolta in negoziati infruttuosi col governo talebano al fine di garantire la sicurezza per questo corridoio energetico in progettazione.

Gli interessi statunitensi sul passaggio di petrolio e gas naturale in Afghanistan ebbero una conseguenza diretta quando si trattò di stabilire il nuovo assetto politico di Kabul dopo la cacciata dei talebani, oltre all’influenza sulla dislocazione delle truppe da combattimento della NATO. Il 22 dicembre 2001 Hamid Karzai fu inizialmente selezionato per diventare presidente ad interim dell’Afghanistan, risultato delle pressioni attuate dall’Union Oil Company of California (UNOCAL), di cui egli era non soltanto un ex dipendente, ma per conto della quale aveva anche collaborato col governo dei talebani nell’ambito di alcuni negoziati relativi alla costruzione e alla spartizione dei diritti legali su un’ipotetica pipeline che, attraversando l’Afghanistan, avrebbe dovuto collegare il Turkmenistan col Pakistan.

Diverse personalità legate all’UNOCAL ottennero, d’altra parte, cariche di primo piano in Afghanistan dopo la rotta dei talebani. Anche Zalmay Khalilzad, inviato speciale degli Stati Uniti prima in Afghanistan e poi pure nell’Iraq occupato dagli angloamericani, è stato dipendente di alto livello dell’UNOCAL.

Le offensive NATO nel settore occidentale del Paese potrebbero essere viste come operazioni volte a mettere in sicurezza il territorio ritenuto necessario per la nascita della pipeline strategica che connette Asia centrale e Pakistan passando per l’Afghanistan. Pare persino che ci siano piani per cambiare i confini di Afghanistan e Pakistan per facilitare il passaggio di petrolio e gas naturale dall’Asia centrale alle coste dell’Oceano Indiano.

Una volta costruiti, la pipeline strategica e il terminal che si affaccia sull’Oceano Indiano rappresenterebbero una vittoria sugli interessi energetici dei rivali russi, cinesi e iraniani nella regione del Mar Caspio e dell’Asia centrale. Si ripeterebbe così un successo geo-strategico per gli interessi statunitensi simile a quello riportato con l’inaugurazione del terminal petrolifero Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), un canale di rifornimento capace di aggirare Russia e Iran portando lo stesso il greggio proveniente dal Caspio sul mercato internazionale.

Il controllo dell’Afghanistan è importante per stabilire i futuri equilibri di potere in Asia centrale e in tutta l’Eurasia, la conseguenza di ciò è che chi riesce a controllare l’Afghanistan si assicura anche l’influenza sulla massa continentale eurasiatica e sulle risorse energetiche di cui abbonda.

L’Afghanistan costituisce, inoltre, uno dei principali centri di produzione dell’oppio, da cui si sviluppa poi il traffico illegale di stupefacenti all’estero. Questo aspetto è particolarmente significativo sotto il profilo economico, se si pensa che il traffico illecito di sostanze stupefacenti si classifica al terzo posto in termini di movimenti commerciali su scala mondiale, subito dopo il mercato petrolifero e la compravendita di armi. La produzione degli oppiacei, in ogni caso, non è organizzata in maniera da portare benefici economici all’Afghanistan.

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